La forbitezza del Trovatore

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di Francesco Lora

Un’altra prova eccellente è quella di Veronica Simeoni: la sua Azucena ha, in comune con il Manrico di Kunde, il pregio di essere sempre letta attraverso il sapere della belcantista anziché attraverso l’istinto dell’animale da palcoscenico. Guarda caso, a guadagnarci è non solo la musica, ma l’intero progetto teatrale: ne esce un personaggio assai più sfumato, combattuto e insidioso, ora vellutato ora torvo nella discesa al La grave, saettante e insieme turbato nella salita al Do sopracuto (nella cadenza del duetto con Manrico: come si può intuire dalla statura degli interpreti, è questo un brano tra i più trascinanti della recita).

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