“L’ironia scanzonata, accanto alla tragica accettazione di un destino di libertà e di morte, è stata la chiave di lettura del personaggio scelta dalla Simeoni, una lettura che ha pienamente convinto anche in virtù delle straordinarie doti vocali e teatrali della giovane artista.”
di Luca Belloni
(…) La Carmen di Veronica Simeoni è cresciuta e si è definita sempre più nel corso dei quattro atti raggiungendo punti di assoluta compenetrazione tra musica e dramma come nella sublime Aria “della carte” (esecuzione da mozzare il fiato) quando la mezzosoprano si è trasfigurata in un personaggio da tragedia antica, Elettra o Antigone moderna che contempla il dischiudersi degli arcani del futuro con i loro infausti presagi di morte. Carmen ci è apparsa in un certo senso purificata da quelle incrostazioni generiche e banali (da femme fatale di quart’ordine) che ancora infestano certe letture del personaggio. L’ironia scanzonata, accanto alla tragica accettazione di un destino di libertà e di morte, è stata la chiave di lettura del personaggio scelta dalla Simeoni, una lettura che ha pienamente convinto anche in virtù delle straordinarie doti vocali e teatrali della giovane artista. (…)
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