Veronica Simeoni coglie in pieno il personaggio di Carmen e riesce a tratteggiarne un ritratto che veramente arriva puro e diretto al pubblico: selvaggia, libera, indomita e indomabile, seducente, crudele, la sua Carmencita serba intatti e inalterati tutti i tratti che la rendono tanto affascinante, comprese la sua coerenza e il suo essere sempre fedele a sé stessa anche se questo la conduce alla rovina, come un personaggio di Eschilo. Drammaticità, sensualità, libertà sono un tutt’uno nel timbro piacevolmente umbratile (anche se ogni tanto si vorrebbe l’acceleratore a tavoletta, ad esempio nella Chanson bohème), Simeoni si presenta particolarmente versatile nei duetti – memorabili quelli con José ed Escamillo – e nelle varie formazioni, mentre nei momenti solisti riesce a mantenere viva l’attenzione su di sé con pochissimi gesti, come la lenta ed efficacissima scena di seduzione giocata a metà tra uno strip-tease e una scena quotidiana dove per tutto il tempo non si può che restare in silenzio ad ammirare, con il fiato sospeso.
Luca Fialdini – apemusicale.it