di Silvano Capecchi
Veronica Simeoni, che sta raggiungendo di recita in recita una maturità vocale ed espressiva veramente degne di nota, ha innanzitutto il physique du rôle, che ritengo condicio sine qua non per interpretare Carmen (personalmente non sopporto le vecchie cariatidi in questo ruolo, nemmeno quando cantano l’Habanera in concerto). Giovane e bella in scena, ha per di più quel certo magnetismo indispensabile a interpretare un personaggio del genere, senza mai esibire effetti gratuiti, né tanto meno volgari (tutt’altro che infrequenti). Poi le si addice particolarmente questa concezione del ruolo che le ha suggerito Babina: donna vittima del suo fascino, sorta di karma foriero di continui problemi poiché finisce per risvegliare il peggio degli uomini che incontra…, …operaia in una fabbrica di tabacchi, ma anche la spagnola che il pubblico s’aspetta e desidera, pur nei panni di una donna impegnata in spettacoli turistici, ancora una volta costretta dal desiderio altrui. La Simeoni riesce a far trasparire charme, magnetismo, mistero, ambiguità, e la sua prova cresce di atto in atto con vocalità sicura, calda, sfogata in alto (ha scelto la variante col la acuto prima della ripresa di Près des remparts de Séville).
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